venerdì 6 dicembre 2013

CONFERENZE: "Giovani, università e mondo del lavoro: dinamiche attuali e prospettive future" - LUISS, Dipartimento di Giurisprudenza, 05 dicembre 2013


CONFERENZE: 
"Giovani, università e mondo del lavoro: dinamiche attuali e prospettive future" - 
LUISS, Dipartimento di Giurisprudenza, 
05 dicembre 2013.


Il Convegno di ieri (http://www.luiss.it/evento/2013/12/05/giovani-universita-e-mondo-del-lavoro-dinamiche-attuali-e-prospettive-future) ha visto un un piccolo intervento, sollecitato dal moderatore, amico e collega, Avv. Andrea Giordano.
Riporto la versione "ideale", avendo pronunciato solo l'ultima parta a causa dell'orario (20.15!).
A presto.
FF

*****

Beato quel paese che non ha bisogno di eroi” diceva Bertolt Brecht.
Direi che in Italia questa beatitudine “laica” stenta ad affermarsi.
Abbiamo bisogno di “eroi” quindi: ossia di persone (giuristi) corrette e preparate. Esserlo in prima persona; quindi richiederlo.
Il mio intervento sarà esperienziale, non  motivazionale/esortativo né encomiastico  o critico/ricostruttivo (sine ira ac metu direbbe Tacito).
Permettetemi prima, però, di esprimere le mie congratulazioni a tutti le persone che hanno permesso, a qualunque titolo, che l’esperienza di Excellence at Work potesse realizzarsi, e così bene. Mi riferisco innanzitutto a voi ragazzi, che avete già compreso quanto sia lontana la predetta beatitudine, oggi, in Italia, in particolari per noi giuristi.
Permettetemi di svolgere alcune rapide riflessioni.
Sarò breve, perché ho avuto abbastanza tempo per prepararmi (Cicerone ad Attico si scusava spesso d’esser troppo prolisso, giustificandosi di non aver avuto abbastanza tempo per la brevitas).

L’Università non è un esamificio.
Ovviamente è un giudizio di valore, non di fatto. Spesso lo è, e nel pubblico più che nel privato. Al di là delle generalizzazioni, posso dire che la LUISS mi è sembrata l’antitesi del’Università, in particolare di Giurisprudenza, come esamificio.
Forse ci si è avveduti, più che altrove, che il Sapere è la sintesi della conoscenza specialistica (di matrice anglossassone, l’empirismo ancora domina oltre la Manica e l’Oceano)  e della generale preparazione giuridica (la classicità si basa su fondamenta filosofiche). Oggi negli U.S.A. si parla di “terza cultura” per indicare la tendenza al riequilibrio di generale e specialistico, e di tecnico con etico.
I saperi sono interconnessi. Giannini negli anni ’70 lo predicava anche oltre i limiti delle partizioni giuridiche. Ma già i Romani erano perentori: “Purus grammaticus purus asinus”.
Il rischio è arrivare al parossismo ed al paradosso di “sapere tutto di nulla”,
I saperi presuppongono ovviamente non solo l’esperienza, ma anche l’intelligenza dell’esperienza.
E’ quello che ho cercato di trasmettere a Marco, nei pochi giorni di affiancamento (shadowing) nel lavoro di Studio, che fosse la redazione di un parere come un semplice deposito di un atto.
L’esperienza “ragionata” serve ad orientare, ad evitare lezioni “inutili”, ossia ad incorrere in errori che chi ci ha preceduto ha compiuto.
Si riduce così l’asimmetria di informazioni tra chi è “dentro” e chi “sta per entrarci”: basata sulla non consapevolezza della corsa ad ostacoli che si interpone tra un giovane, brillante studente universitario, un giurista nel caso di specie, ed il mondo professionale ad esso pertinente.
La “fuga dalle istituzioni”, che si estrinseca oggi in varie forme (positive o negative), come l’associazionismo (di ogni livello), ma anche il familismo, il nepotismo, il disfattismo o il carrierismo immorale, rappresentano aspetti centrifughi (positivi, negativi) a cui va contrapposta una centripeta ed una riaffermata consapevolezza del valore degli studi universitari al fine della formazione globale della classe dirigente.
Solo dove l’Università non è un esamificio, dove il Sapere è sintesi di specializzazione ed attenzione ad una solida preparazione giuridica di base, dove l’esperienza è messa al servizio per vincolo etico gratificazione umana e professionale, si può concepire e realizzare un’esperienza come quella di “Excellence at work” e la stessa relazione esperienziale come quella che sto svolgendo.
Poi, ovviamente, sono le persone che forgiano il modello, l’intuizione, la scelta. E non credo che qui siano mancate valide persone per un intelligente progetto.

“Miscere utile dulci”
 Credo sia il modello applicato ed appliabile.
Non è il semplice learning by doing, ma  la consapevolezza che giusto ed utile, uniti alla gratificazione che deriva dall’imprescindibile valore dei rapporti umani, devono tornare a guardare nella stessa direzione, qualunque sia l’ambito preso a riferimento: nella formazione e selezione di laureandi di Giurisprudenza come nella scelte macro-economiche o di politica nazionale (se è lecito paragonar ciò che è piccolo a ciò che è grande).
D’altronde la crisi economica non è una crisi di valori? Di fiducia tradita innanzitutto? Chi lo nega non conosce il grande economista (italiano) Pareto.
Dare fiducia a ragazzi che dimostrano impegno, talento e correttezza, è un compito di tutti. Anche dei ragazzi: che devono richiedere che il sacrificio non sia mercificato o svalutato, ma compreso, condiviso e valorizzato, e vanno messi nella condizione di scegliere dove profonder i proprio sforzi.
E’ un giudizio di valore. Cerchiamo, di farlo divenire di fatto.

Breve nota personale
 Inutile dire che anche un’attività (apparentemente) semplice, come quella da me svolta con Marco, di shadowing si è rivelata ricca di risvolti professionali ed umani. Il confronto con la mia generazione, con qualche anno in meno, solo con un po’ meno esperienza compensata, tuttavia, da uno slancio nell’apprendimento che fa presagire un rapido, indolore e sacrosanto sorpasso, nei ruoli come nelle responsabilità, mi ha permesso di apprender molte cose. Anche di apprender di non aver appieno appreso.
Una cosa non l’hai veramente capita se non sai spiegare a tua nonna”. Ecco tante cose non le avevo capite neanche io (un esempio? La disciplina dei limiti alla composizione del Cda della società in mano pubblica ai sensi della L. 13/12 e del D.Lgs. 39/13: siamo in attesa della Legge di stabilità). Spiegarla, semplificarla, parlarne cercando di eliminare l’accessorio e far rimanere l’essenziale, sforzarsi di trovare un registro linguistico, un metodo di comunicazione efficace e gratificante, umanamente e professionalmente, è innazitutto un arricchimento personale. Di cui ringrazio innanzitutto Marco sino a salire ai vertici dei soggetti organizzatori.

Ai ragazzi, come me, dico: “Crisi in greco significa "fine". La si può declinare come necessitato cambiamento, previa transizione, anche tragico perché brusco, imprevisto e difficile da realizzare, o come attesa che il ciclo si autorigeneri, che la palingenesi abbia una germinazione spontanea”.

Grazie per aver scelto, tutti, la prima accezione.

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