Silvio
Spaventa (1822-1893),
patriota, politico e giurista. "Fondatore" e primo Presidente della
IV Sezione (la prima giurisdizionale) del Consiglio di Stato a partire dal
1889.
Tra i primi teorici del Diritto Amministrativo italiano (insieme a
Gian Domenico Romagnosi e Vittorio Emanuele Orlando), diede i natali all'interesse
legittimo e al centralismo del Consiglio di Stato in materia giurisdizionale (durata
sino al 1971, quando la l. n. 1034 ha istituto i T.A.R.), evidentemente
influenzato dalla sua formazione hegeliana.
Nel suo "Politica della Destra (storica,
ndr"), scrive:
"Io non diventerò progressista; e questo è
ciò che mi importa che si sappia, e non già perché io non voglia riforme o
ripugni a qualsiasi progresso ragionevole della nostra vita pubblica, chè anzi
in questo campo forse precorro molti dei progressisti più audaci; ma io non
voglio essere progressista del genere che sono i “progressisti d'Italia”, i
quali si contraddistinsero in questo specialmente dai moderati, che da essi
nacquero; cioè che essi non seppero mai resistere ai radicali, e la resistenza
contro costoro fu fatta sempre e dappertutto dai moderati; condizione a cui
l'Italia potè farsi e l'opera fatta non andare in rovina".
Di seguito vi riporto il "Discorso sulla
Giustizia" del 7 maggio del 1880 pronunciato davanti all'Associazione
costituzionale di Bergamo. Lo trovate qui in pdf.
L'attualità e la profondità del pensiero
spaventiano sono un'ottima base per il futuro politico e giuridico dell'Italia (altro che gli odierni tecnocrati, in paragone a Spaventa dei pigmei)...Purché se ne abbia contezza e consapevolezza. E volontà (anche non hegelianamente intesa).
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