venerdì 1 marzo 2013

L'Avvocato amministrativista (articolo del Consigliere T.A.R. D. Nazzaro)



L’AVVOCATO: STORIA E POST-MODERNITA’. L’AMMINISTRATIVISTA.


"Non esiste nessun modo migliore di esercitare l’immaginazione che lo studio della legge" (Albert Einstein) 
"Nessun poeta mai interpreterà la natura così liberamente come un avvocato la verità" (Jean Giraudoux: La
 guerra di Troia non si farà. Dramma teatrale del 1935). 
"E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie" (A. Einstein).


Un’istituzione di civiltà giuridica


Lo ad-vocatus (chiamato presso) è figlio della retorica greca (Lisia, Demostene) e dell’oratoria  romana (Cicerone, Plinio il giovane) lo definisce come “colui che nell’azione giudiziaria presta assistenza alle parti in  causa, essendo fornito di laurea ed iscritto all’albo”: una nozione empirica e per nulla  contenutistica. 

Nel processo più famoso della storia dell’umanità, giudice Ponzio Pilato, Gesù il Cristo non ha  avuto né un amico, né un avvocato, né consiglio, né conforto, né riposo, né intervallo.

Nel mondo ellenico ci sono i pragmaticoi, che preparano il materiale per la difesa, ed i retori, che  parlano a sostegno dei litiganti; ad Atene, dove vige il principio che ognuno deve sostenere da sé le  proprie ragioni, c’è il logografo il quale prepara il discorso scritto, cosa che Lisia fa per Socrate,  che, però, lo rifiuta per esprimere liberamente il suo pensiero sulla giustizia e le leggi della Polis.

Roma antica non conosce, per un certo periodo, l’avvocato, e vi è l’autodifesa fino a quando dalla  Gallia arriva una nutricula causidicorum (Giovenale); questi, però, svolgendo una funzione civica,  non è pagato, ma darsi all’avvocatura significa fare vita pubblica ed acquistare prestigio sociale.

Divenuta fonte di lucro, si ha una sua notevole diffusione che impone il numero chiuso (collegiae  matricula), un tetto agli onorari ed un limite temporale all’attività.

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