sabato 11 ottobre 2014

CULTURA: "Amor che nella mente mi ragiona" (Dante Alighieri, Rime, LXXXI).



CULTURA: 
"Amor che nella mente mi ragiona" 
(Dante Alighieri, 
Rime, LXXXI)




"Amor che ne la mente mi ragiona
de la mia donna disiosamente,
move cose di lei meco sovente,
che lo ’ntelletto sovr’esse disvia.
5Lo suo parlar sì dolcemente sona,

che l’anima ch’ascolta e che lo sente
dice: "Oh me lassa! ch’io non son possente
di dir quel ch’odo de la donna mia!"
E certo e’ mi conven lasciare in pria,
s’io vo’ trattar di quel ch’odo di lei,

ciò che lo mio intelletto non comprende;
e di quel che s’intende
gran parte, perché dirlo non savrei.
Però, se le mie rime avran difetto
ch’entreran ne la loda di costei,

di ciò si biasmi il debole intelletto
e ’l parlar nostro, che non ha valore
di ritrar tutto ciò che dice Amore.
Non vede il sol, che tutto ’l mondo gira,
cosa tanto gentil, quanto in quell’ora

che luce ne la parte ove dimora
la donna di cui dire Amor mi face.
Ogni Intelletto di là su la mira,
e quella gente che qui s’innamora
ne’ lor pensieri la truovano ancora,

quando Amor fa sentir de la sua pace.
Suo esser tanto a Quei che lel dà piace,
che ’nfonde sempre in lei la sua vertute
oltre ’l dimando di nostra natura.
30La sua anima pura,

che riceve da lui questa salute,
lo manifesta in quel ch’ella conduce:
ché ’n sue bellezze son cose vedute
che li occhi di color dov’ella luce
ne mandan messi al cor pien di desiri,

che prendon aire e diventan sospiri.
In lei discende la virtù divina
sì come face in angelo che ’l vede;
e qual donna gentil questo non crede,
vada con lei e miri li atti sui,

Quivi dov’ella parla si dichina
un spirito da ciel, che reca fede
come l’alto valor ch’ella possiede
è oltre quel che si conviene a nui.
Li atti soavi ch’ella mostra altrui

vanno chiamando Amor ciascuno a prova
in quella voce che lo fa sentire.
Di costei si può dire:
gentile è in donna ciò che in lei si trova,
e bello è tanto quanto lei simiglia.

E puossi dir che ’l suo aspetto giova
a consentir ciò che par maraviglia;
onde la nostra fede è aiutata:
però fu tal da etterno ordinata.
Cose appariscon ne lo suo aspetto

che mostran de’ piacer di Paradiso,
dico ne li occhi e nel suo dolce riso,
che le vi reca Amor com’a suo loco.
Elle soverchian lo nostro intelletto,
come raggio di sole un frale viso:

e perch’io non le posso mirar fiso,
mi conven contentar di dirne poco.
Sua bieltà piove fiammelle di foco,
animate d’un spirito gentile
ch’è creatore d’ogni pensier bono;

e rompon come trono
li ’nnati vizii che fanno altrui vile.
Però qual donna sente sua bieltate
biasmar per non parer queta e umile,
miri costei ch’è essemplo d’umiltate!

Questa è colei ch’umilia ogni perverso:
costei pensò chi mosse l’universo.
Canzone, e’ par che tu parli contraro
al dir d’una sorella che tu hai;
che questa donna che tanto umil fai

ella la chiama fera e disdegnosa.
Tu sai che ’l ciel sempr’è lucente e chiaro,
e quanto in sé, non si turba già mai;
ma li nostri occhi per cagioni assai
80chiaman la stella talor tenebrosa.

Così, quand’ella la chiama orgogliosa,
non considera lei secondo il vero,
ma pur secondo quel ch’a lei parea:
ché l’anima temea,
e teme ancora, sì che mi par fero

quantunqu’io veggio là ’v’ella mi senta.
Così ti scusa, se ti fa mestero;
e quando poi, a lei ti rappresenta:
dirsi: "Madonna, s’ello v’è a grato,
io parlerò di voi in ciascun lato".

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