Vi riporto la Premessa e parte del Capitolo I della Dispensa del 28.09.2012 del Corso di Diritto Amministrativo vertente su L'espropriazione di pubblica utilità".
Basta cliccare sul link sottostante e vi troverete su Google Drive; da lì potrete leggere/scaricare per intero il materiale.
Spero sia d'aiuto/interesse a tutti, giuristi e non, amministrativisti o meno.
A presto.
Premessa
Salve ragazze/i,
questa dispensa ha per
oggetto “L’espropriazione per pubblica utilità” ed i connessi risvolti in
materia di “Risarcimento del danno”.
Si tratta di una
materia di discreta probabilità concorsuale (l’esame di Stato non è un concorso
ma una procedura volta a conseguire un’abilitazione professionale, ma la
giurisprudenza li equipara!), ma di estrema importanza perché la giurisprudenza
tramite essa ha “dato i natali” ad alcuni tra gli istituti e le categorie
concettuali più innovative dell’intero ordinamento giuridico italiano. Basti
pensare alla distinzione tra “carenza di potere in astratto od in concreto” e
“cattivo uso del potere, elaborata dalla Suprema Corte nel lontano 1949 per
ripartire la giurisdizione tra G.O. (la prima) e G.A. (la seconda); o
all’istituto della c.d. “accessione invertita” (od occupazione usurpativa),
“creata” dalle Sez. Un. n. 1489/83 per legittimare le occupazioni illegittime
della P.A., che tuttora sono oggetto di attenzione da parte della Corte di
Strasburgo. Dal 2000, l’intera materia è stata difatti investita dall’influenza
della CEDU, che viepiù ha imposto un adeguamento del nostro sistema legale in
parte qua agli “standards” di tutela del diritto di proprietà
Ad ogni modo, ad
ottobre torneremo su entrambe le tematiche di questa dispensa (vd. Programma).
In questa sede “ci
limiteremo” a delineare i profili fondamentali degli istituti “fisiologici” e
quelli “patologici” (in particolare le occupazioni acquisitiva ed usurpativa e
la nuova “acquisizione provvedimentale ex art. 42-bis del d.P.R. n.
327/01) del procedimento de quo.
Prima della
giurisprudenza massimata e delle tracce da svolgere, vi riporto anche alcuni
contributi dottrinali sui più recenti interventi del legislatore e sulle
pronunce della Corte Cost., entrambi volti ad adeguare l’ordinamento italiano
alla CEDU (in particolare all’art. 1 del Protocollo n. 1, che tutela la
proprietà come diritto della persona).
Vi premetto che questa
dispensa si caratterizza più per il tentativo di razionalizzare la materia, in
particolare tramite contributi dottrinali di tipo storico-ricostrutivo, che per
la copiosità della giurisprudenza. Ciò con lo scopo di introdurvi alla materia
per poi approfondirla (con la prossima dispensa) con lo studio casistico delle
pronunce.
Vi consiglio, ad ogni
modo, la lettura per intero delle due sentenze della Corte delle leggi n.
204/2004 e n. 191/06, che hanno delineato i nuovi confini della giurisdizione
esclusiva del G.A. proprio partendo dalla mancata distinzione dei comportamenti
della P.A. in “materiali” (chiaro riferimento all’occupazione usurpativa),
affidati al G.O., e comportamenti amministrativi (vd. occupazione acquisitiva),
sindacabili dal G.A..
Buono studio e buon
esercizio.
A presto.
1. Il procedimento d’espropriazione per pubblica utilità:
gli
aspetti e gli istituti “fisiologici”
Premessa.
L’espropriazione
per pubblica utilità non comporta particolari difficoltà se studiata nel suo
svolgimento fisiologico, ossia sulla base del procedimento stabilito dal T.U.
in materia, il d.P.R. n. 327/01, che detta una disciplina semplice, chiara e dettagliata.
Purtroppo
la concreta prassi amministrativa si è rivelata, in particolare negli ultimi 30
anni, illegittima al limite dell’illecito (anche penale), tanto da far meritare
a partire dal 2000 svariate e costanti sentenze di condanna da parte della
Corte EDU a carico dell’Italia per violazione dell’art. 1 del Protocollo n. 1
della CEDU (che tutela il diritto della proprietà come diritto della
personalità). E questo nonostante le Supreme Corti nazionali (a partire dalla
Cass. che a Sez. Un. nel 1983 “legittimò” la c.d. occupazione acquisitiva o
“accessione invertita”) avessero vallato in pieno l’operato illegittimo della
P.A., sulla base di un interesse pubblico che comun che doveva prevalere sul
privato, a prescindere dalle violazioni commesse dalla P.A..
Le
difficoltà nascono quindi dallo studio delle espressioni patologiche dell’agere amministrativo, che in concreto
assumono un ruolo preponderante tanto nella prassi, che nella legislazione come
nella (ovviamente) giurisprudenza. In altre parole i problemi nascono a partire
dagli anni ’70, quando l’espropriazione si svolge sempre più nelle forme
dell’occupazione d’urgenza, e l’esigenza sociale di fornire un’abitazione ad
una popolazione sempre più urbanizzata porta la P.A. ad agire sempre più de facto che de iure.
L’ingente
contenzioso e le ripercussioni sull’erario portano più volte le Sez. Un. le Ad.
Plen. ed il legislatore legittimare ex
post l’illecito (più che illegittimo) operato della P.A.; vengono “create” ex nihilo le occupazioni “appropriative” ed “usurpative”
e si comincia quindi a distinguerle quanto a dies, presupposti e limiti in materia di risarcimento.
Il
“condono legislativo” a favore della P.A. opera tuttora: basti pensare alla
recente introduzione (d.l. n. 111/11) dell’art. 42-bis, che ha “creato” l’istituto dell’acquisizione provvedimentale
dopo la declaratoria d’illegittimità del’art. 43 sull’acquisizione sanante da
parte della Corte Cort. con la sent. n. 283/10.
In
realtà si tratta soltanto di una “truffa delle etichette” e non di un
adeguamento del nostro ordinamento ai principi fissati dalla CEDU, giacché il
nuovo istituto non è che il precedente sotto altre spoglie, e difficilmente
supererà il vaglio della giurisprudenza convenzionale.
Di
tutti gli istituti nominati sommariamente supra,
occorre ora dare una più compiuta analisi. Cominciamo con gli aspetti “fisiologici”
del procedimento in esame.
1.1 Definizione.
Può definirsi come l’istituto che attribuisce alla autorità procedente la potestà di sacrificare, sulla base
della propria potestà ablatoria reale e previa corresponsione di un’indennità
giusta ed unica, il diritto di proprietà, i diritti reali e
personali altrui, per una causa di pubblico interesse legalmente
dichiarata, attuandone il trasferimento coattivo in capo al beneficiario
dell’esproprio
1.2 Natura.
Il procedimento d’espropriazione per pubblica utilità costituisce
l’espressione più paradigmatica del potere ablatorio reale della P.A., mediante
il quale viene sacrificato il diritto di
proprietà (o altro diritto reale o personale) a vantaggio dell’intera
collettività.
che si distingue da quello
personale perché mentre il primo produce un duplice effetto, privativo del
diritto di proprietà de privato ed acquisitivo a favore della P.A., il secondo
dispiega solo l’effetto restrittivo della sfera giuridica altrui (vd. ordini di polizia o dell'autorità sanitaria,
precettazione, etc.).
Altre espressioni del
potere ablatorio reale sono: la confisca, il sequestro amministrativo, la
requisizione, etc..
Continua... su Dispensa "Espropriazione per pubblica utilità".
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